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05/01/2022

Il Mediatore Linguistico e la Cybersecurity

di Nadina Foggetti, Docente di Diritto Internazionale, Cybercrime e Cyber Security

 

 

Essere professionisti oggi nel mondo della Cyber Security e della Criminologia è una sfida transnazionale e richiede quale requisito essenziale quello della conoscenza di lingue e culture diverse.

Questo perché la criminalità oggi impiega nuove forme e nuovi scenari per muovere le condotte criminose che ormai sempre più utilizzano la rete Internet e i Sistemi Cloud.

Il Cyberspazio pone una serie di problemi connessi alla reale perseguibilità della condotte criminose, quali ad esempio la necessità di qualificare le condotte stesse, di individuare la legge applicabile e la giurisdizione competente.

In questa prospettiva l’esperto di Cibersecurity  è chiamato a confrontarsi, sin dalla sua formazione, con uno studio incentrato sul Diritto Internazionale, la Mediazione Interculturale e le Lingue che rappresentano strumenti di lavoro fondamentali anche per lo svolgimento delle indagini difensive e forensi.

Un esempio evidente sono gli illeciti derivanti da contratti conclusi tramite la rete, per i quali anche l’Unione europea ha introdotto un sistema di Alternative Dispute Resolution la cui disciplina è definita dal regolamento (UE) n. 524/2013.

Un importante esempio in cui tutte queste competenze assumono un’importanza specifica è rappresentato dalla criminalità informatica transnazionale. Pensiamo ad un cyber attacco che è stato avviato in Italia, utilizzando server e sistemi informatici collocati in Cina, per colpire utenti provenienti da diverse parti del mondo.

In questo caso la necessità di operare in contesto linguistico e culturale differente è imprescindibile e lo studio delle lingue e delle tecniche di mediazione interculturale rappresentano sicuramente un elemento fondamentale per la formazione degli esperti in cyber security e criminologia.

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